flamencomilano.it https://flamencomilano.it Studiare Flamenco a Milano Tue, 17 Mar 2020 18:27:50 +0000 it-IT hourly 1 Corpo Sonoro https://flamencomilano.it/corpo-sonoro/ Thu, 12 Mar 2020 12:29:55 +0000 https://flamencomilano.it/?p=3674 Si chiama “corpo sonoro” qualunque sistema in grado di vibrare coerentemente quando l’intero equilibrio molecolare viene sollecitato da uno stimolo adeguato che lo deforma: viene indotto un movimento oscillatorio delle molecole, che viene chiamato...

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Si chiama “corpo sonoro” qualunque sistema in grado di vibrare coerentemente quando l’intero equilibrio molecolare viene sollecitato da uno stimolo adeguato che lo deforma: viene indotto un movimento oscillatorio delle molecole, che viene chiamato vibrazione, e il “suono” è la sensazione data da questa vibrazione di un corpo in oscillazione. Se molecole vibrano insieme in modo coordinato, ne risulta un suono, se non vibrano in modo coordinato, la risultante è un rumore.
Il suono in fisica è un fenomeno complesso che comprende la propagazione di onde meccaniche elastiche prodotte da un corpo sorgente in un fluido, e che a loro volta inducono il movimento vibratorio in un corpo che le riceve e viene sollecitato. Si tratta di una trasmissione di energia cinetica attraverso la materia, ma senza spostamento visibile o trasmissione di materia!
Il ritmo e la voce umana sono i primi suoni. La natura stessa del suono è movimento: nasce dalla vibrazione di un corpo e il suo compito è di entrare in un altro corpo e farlo vibrare.

Nel flamenco il corpo di chi balla e l’insieme dei musicisti trasmettono delle vibrazioni che muovono anche nel corpo di chi sta seduto e partecipa allo spettacolo come pubblico, e poi il riflesso di quelle vibrazioni non può che tornare indietro a chi ballando l’ha inviato: ecco perché nel flamenco il ruolo del pubblico è attivo!

Come una corda o la pelle di un tamburo suonano soltanto quando sono sufficientemente tesi, così il nostro corpo è in grado di produrre suoni solo quando la nostra muscolatura è ben tonica, e la nostra energia si concentra e si mantiene, consapevolmente, nel suo centro. E’ il medesimo centro di energia descritto, ad esempio, nelle arti marziali praticate tradizionalmente in Oriente.

Insomma siamo tutti delle casse di risonanza e vibriamo sulle stesse frequenze. E forse è il caso di non parlare soltato di vibrazioni puramente fisiche.
Raramente pensiamo al corpo, nostro e altrui, come ad uno strumento musicale. E’ la vista il senso che immediatamente ce lo rende manifesto, già da lontano; poi gli altri sensi ce lo rivelano, ma a una distanza ravvicinata. L’udito ci fa immediatamente pensare alla voce, uno dei tratti distintivi e inconfondibili di ciascuno di noi. Eppure… eppure, sorprendentemente (ma forse neanche troppo, conoscendo Sabina…), durante le lezioni di danza il nostro corpo si trasforma in qualche cosa che mai avremmo pensato di poter avere. Al di là degli aspetti squisitamente tecnici che Sabina affronta con cura rigorosa, mai disgiunta da una dissacrante autoironia e da una allegria contagiosa, scopriamo l’intero universo delle possibilità espressive che il nostro corpo ci offre. Acquisiamo la consapevolezza di quello che è, un meccanismo selezionato da millenni di storia evolutiva per consentirci di muoverci in modo meravigliosamente esatto e funzionale, e arriviamo a scoprire che non solo si muove…ma anche suona! Per poter suonare il corpo deve però essere “abitato”, in ogni istante, da noi, dalla nostra sensibilità, esercitata a cogliere, attimo per attimo, quello che il corpo “fa” grazie alla sua naturale sapienza, che spesso non siamo in grado di cogliere, perché nessuno mai ce la fa notare.

Nel flamenco il corpo non copre la musica, non la affianca, non la usa: la vive. Il corpo stesso produce musica, non solo sotto forma di ritmo, benché questo sia un aspetto molto saliente nel flamenco, ma anche in altro modo. Ogni movimento è sonoro, è melodico, è commento vivo della musica, per questo si può dire che sia suono.

Ballare flamenco è come pronunciare ad alta voce la frase “ascolto il suono della mia voce dentro questa stanza” e farlo davvero. Si notano piccole o grandi modifiche dentro di noi che passerebbero altrimenti inosservate. Il miracolo che accade è che non ci importa più di ribadire con forza chi siamo, l’io individuale passa in secondo piano, si con-fonde con il gruppo: ci si sente immersi in un insieme, nel quale le parole ed i pensieri perdono importanza per lasciare campo libero alla comunicazione e alle emozioni. Emozioni che sono universali, non personali: è come parlare all’anima collettiva, quella che conosce allegria, tristezza, felicità, nostalgia, orgoglio, rabbia, coraggio, forza, leggerezza, in una gioia di vivere che è la vera magia del flamenco.
Ogni corpo vibra in forma diversa non solo per la sua stessa natura ma anche a seconda di come vengono percepiti gli stimoli esterni su di esso.

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Braceo, il movimento delle braccia nel Flamenco https://flamencomilano.it/braceo-il-movimento-delle-braccia-nel-flamenco/ Wed, 11 Mar 2020 20:52:14 +0000 https://flamencomilano.it/?p=3664 Il movimento delle braccia e delle mani nel flamenco La forza dinamica ed espressiva dei movimenti delle braccia e soprattutto dei polsi e delle dita rende tipiche le forme del Flamenco, tanto che, nell’apprendimento,...

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Il movimento delle braccia e delle mani nel flamenco

La forza dinamica ed espressiva dei movimenti delle braccia e soprattutto dei polsi e delle dita rende tipiche le forme del Flamenco, tanto che, nell’apprendimento, si tende a prestar una enorme attenzione ad essi, e a puntare l’obiettivo su di essi tanto da considerarli come una entità autonoma, che nulla ha a che fare con i movimenti del resto del corpo. Nulla di meno funzionale!

L’ampia libertà di movimento delle braccia, delle mani, delle spalle sono caratteristici di chi danza flamenco, e ne accompagnano profondamente l’aspetto espressivo.

Tutti gli insegnanti di Flamenco concentrano grande parte delle loro lezioni sullo spiegare e correggere come le braccia debbano muoversi, mantenendo nel frattempo la parte inferiore del corpo perfettamente ferma. Consideriamo che questo nella danza non succede assolutamente mai: il danzatore non sta mai fermo mentre muove le braccia, quando sta ballando. Le mani sono sempre la “coda” del movimento, e le braccia accompagnano quanto accade nella parte centrale del corpo esattamente come succede quando camminiamo. La funzione neurologica delle braccia, mentre il corpo si muove nello spazio, è sempre quella di garantire il mantenimento dell’equilibrio con i minino sforzo, favorendo lo sviluppo della forza laddove serve, per finalizzare l’azione. Questo, da un punto di vista fisiologico. Il nostro meraviglioso corpo è comunque in grado di fare anche altri movimenti, che non sono quelli naturali: può fare tutto, il contrario di tutto, e anche altro.

Consideriamo sempre che il Flamenco non è nato sulla Luna ad opera dei Marziani, ma dall’improvvisazione di corpi umani come il nostro, e perciò è figlio della logica dinamica del corpo, della neurologia, delle catene muscolari, dell’anatomia e del legame indissolubile del corpo con tutto l’aspetto espressivo, animico, energetico.

Da un punto di vista puramente fisico, i movimenti energici e vigorosi del baile Flamenco richiedono un corpo allenato, articolazioni flessibili e una muscolatura pronta. Un lavoro di riallineamento posturale e l’uso di tecniche respiratorie sono imprescindibili nel training.


I movimenti delle mani da un punto di vista dinamico e fisiologico provengono dall’uso complessivo delle catene muscolari che attraversano il corpo e si propagano senza soluzione di continuità appunto fino alle estremità. La mano risponde per ultima al movimento del centro del corpo, dopo spalla, braccio, avambraccio e polso: il movimento naturale inizia dal centro e si allontana verso la periferia.

Dal punto di vista estetico, invece, i movimenti della mano nel flamenco risentono di movimenti delle danze arabe, che a loro volta risentono dei mudras indiani, di cui però non prendono nulla del significato narrativo, ma soltanto, appunto la forma.

La potenza dei movimenti delle braccia espande l’espressività del torso e delle spalle, che nel flamenco lavorano sempre in maniera molto ampia, occupando con fierezza lo spazio lateralmente. Le braccia proseguono il movimento della cassa toracica, amplificandone le linee.

Una considerazione particolare è l’uso massiccio nel flamenco di alcuni muscoli che non si usano molto nella quotidianità: Grandi Pettolari e Deltoidi, che agiscono per amplificare il movimento delle braccia e del petto, spingendo il gesto in avanti e lateralmente, Tricipiti, che permettono di espandere il gesto ampliando l’angolo del gomito, come a spingere lo spazio con le mani, e i Flessori Ulnari del Carpo, che obbligano a piegare il polso in modo che il quinto metacarpo, ij pratica il proseguimento del mignolo, si muova in direzione dell’avambraccio.

Il palmo della mano è molto attivo e sfrutta le possibilità di movimento delle articolazioni intercarpali e di quelle carpo-metacarpali, che disarticolano il polso ed il palmo stesso in modo mirabile. Le dita sono ciò che più richiama l’attenzione dello spettatore, ma  il movimento non parte da lì: parte dalla flessione ventrale del polso. Le dita lo espandono e lo esprimono con forza e presenza, come ad andare a prendere nello spazio.



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Maria Magdalena e la prima pedagogia del Flamenco https://flamencomilano.it/maria-magdalena-e-la-prima-pedagogia-del-flamenco/ Wed, 11 Mar 2020 20:16:59 +0000 https://flamencomilano.it/?p=3663 La prima pedagoga del flamenco Trattandosi di una danza di origine spontanea e di tradizione non accademica, il Flamenco non ha sviluppato tradizionalmente alcuna pedagogia. Fino ad oggi, il più delle volte le lezioni...

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La prima pedagoga del flamenco

Trattandosi di una danza di origine spontanea e di tradizione non accademica, il Flamenco non ha sviluppato tradizionalmente alcuna pedagogia. Fino ad oggi, il più delle volte le lezioni di baile consistono nell’apprendimento di sequenze coreografiche più o meno complesse a seconda del livello di preparazione degli allievi.

Negli anni 80 e 90 a Madrid, nella mitica sede storica della più famosa scuola di Flamenco di tutti i tempi, l’ “Amor de Dios”, situata nella omonima via di Madrid, a un passo dalla fermata di Metro Anton Martin, ogni giorno c’era lezione di tecnica del Flamenco con la Maestra delle Maestre: Maria Magdalena. Una donna piccolina, rotondetta, con una personalità molto spiccata e un solido background di danza classica e scuola Bolera, ha cercato di trovare le chiavi della pedagogia del flamenco, proprio come si fa nella danza classica. Una sorta di “sbarra”!

Ogni giorno elargiva le sue perle di saggezza attraverso lezioni durissime di una tecnica severa e senza scampo. le lezioni avevano luogo dal lunedì al venerdì compresi, 2 ore al giorno, nel tardo pomeriggio: tecnica e coreografia. Le lezioni di sola tecnica prevedevano un giorno solo braceos, un giorno solo nacchere, un giorno solo vueltas, giri, e i restatnnti due giorni solo passi di ritmica di piedi. Maria Magdalena non era disposta a compromessi: durante la lezione di ritmica, si dovevano scoprire molto bene piedi e gambe, e se qualcuno tentava di nasconderle sotto la gonna, candidamente la Maestra chiedeva di toglierla. Sì: toglierla. E restare in body (allora si usava così!), un po’ come con un costume da bagno. Controllava severamente che il corpo venisse sempre controllato e tenuto con una forza incredibile, che le articolazioni venissero usate al massimo delle loro possibilità umane, e possibilmente anche al di là di esse.

Un enorme numero di ballerini, dapprima spagnoli e poi sempre più numerosi noi stranieri, hanno frequentato le sue lezioni, acquisendone un incancellabile “format” pedagogico, innegabile, indiscutibile.

I suoi esercizi di ritmica dei piedi erano fra i più “temuti”: faticosissimi. La sala, la più grande della accademia, non misurava più di una cinquantina di metri quadrati ed era sempre gremita fino all’inverosimile. All’epoca evidentemente non c’era né aria condizionata né sistema di ventilazione o di ricircolo, per cui si sudava da morire, armati di asciugamani e bottiglie. Le sue “tablas” ritmiche, le sequenze di passi, sono diventante un classico dello studio del flamenco, e vengono ovunque utilizzate anche da chi non sa neppure che questa Maestra sia mai esistita.

Possiamo in realtà vederla in azione in un film di Carlos Saura, “Carmen Story”, del 1983, nella scena in cui il grandissimo ballerino e coreografo Antonio Gades, accanto a Paco De Lucia, che nel film interpreta se stesso, va in una scuola di danza a cercare una ballerina da scritturare per il suo spettacolo Carmen. Su youtube la possiamo veder insegnare nacchere.

Dopo la lezione di tecnica, la Maestra faceva lezione con sequenze coreografiche di passi su un palo flamenco, magari insegnando ad usare il manton.

L’attenzione, la concentrazione ed il rispetto erano massimi.

Ciononostante, nessuno parla di lei, e se cerchiamo informazioni on line, non ne troviamo.


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Scarpe https://flamencomilano.it/scarpe/ Wed, 11 Mar 2020 17:51:36 +0000 https://flamencomilano.it/?p=3657 Consigli per acquistare quelle giuste per il flamenco Ottime scarpe da flamenco Saper scegliere bene è molto importante, molto più di quanto accade per altre danze. Le scarpe di flamenco devono poter garantire una stabilità al...

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Consigli per acquistare quelle giuste per il flamenco

foto scarpe da flamenco

Ottime scarpe da flamenco

Saper scegliere bene è molto importante, molto più di quanto accade per altre danze.

Le scarpe di flamenco devono poter garantire una stabilità al danzatore/danzatrice senza compromettere la salute di piedi e articolazioni.

Il bailaor e la bailaora, oltre che danzare, fanno musica, ed è fondamentale quindi che la scarpa sia anche un ottimo “strumento musicale” che permetta di poter produrre un suono chiaro, deciso e di qualità.

Questo però non tutte le calzature in vendita sul mercato lo garantiscono e spesso, presi dall’inesperienza del principiante o dalla semplice non conoscenza di questi elementi, si tende a comprare la prima cosa che si trova, che però presto si deve sostituire per varie ragioni: danni ai piedi o alle articolazioni dei piedi, poca stabilità (che invece è fondamentale avere durante il ballo), qualità di suono mediocre se non pessima o addirittura difficoltà a produrre il ritmo stesso.

In ogni caso è sempre raccomandabile chiedere consiglio al proprio insegnante, anche perché una volta scelta la ditta produttrice si potrà scegliere il modello, sempre personalizzabile e più adatto alle proprie esigenze.

Il tacco può essere dai 4 agli 8 cm. Io personalmente consiglio sempre 5.5, che è considerato lo standard.
Quello più basso per alcuni crea tensione sul tendine di Achille, per altri è solo scomodo.
Riguardo al tacco alto, lo standard è 6.5 ma alcuni richiedono un tacco speciale più alto su misura, più che altro per questioni di altezza e stacco di coscia. Il tacco alto fa gravare di più sull’avampiede e il metatarso soffre. Inoltre se non si è abituati a portare scarpe col tacco si fa molta fatica!
L’altezza del tacco dipende anche dalla misura della scarpa, che ovviamente cambia di parecchio da un 35 a un 41!
Considerate anche la larghezza della base del tacco. Esistono i tacchi detti  “cubani” che sono più squadrati, come quelli da stivaletti maschile. Sono ovviamente più stabili, anche se la stabilità di una scarpa deve essere sempre garantita, qualunque sia il tacco, ma hanno un suono decisamente più grave, che molto non apprezzano.
Ultima osservazione sulla misura: qualche anno fa sono stati molto di moda i tacchi a rocchetto, larghi in basso e più stretti al centro. Come stabilità, quelli più alti sono identici ai tacchi alti normali, mentre quelli più bassi decentrano l’equilibrio in avanti, o possono dare l’impressione di scivolare indietro. Per alcuni questa condizione è molto comoda, per altri è scomodissima.
Riguardo alla decorazione del tacco, sino a qualche anno fa tutti lo foderavano con lo stesso colore e materiale del resto della scarpa. Oggi si usano soluzioni più fantasiose,  per cui sono molto di moda i tacchi lasciati nudi, di puro legno, con mordente scuro o chiaro, o foderati con lo stesso colore ma di diverso materiale, ad esempio vernice mescolata a camoscio, o addirittura foderati di colori diversi o dipinti a fiori o con decorazioni varie.

Al primo acquisto è preferibile comprare un paio di scarpe di un colore neutro come il nero, il beige o il bordeaux, che si adattano maggiormente ad altri colori e che potreste abbinare più o meno a qualsiasi abito in vista di saggi o spettacoli (il rosso “fa tanto Spagna” ma fa a pugni con tutti i colori tranne se stesso e il nero!).

Ricordate che per comprare o indossare scarpe professionali da danza non bisogna essere dei professionisti, anzi, anche un principiante può provare più soddisfazione nello studiare e ballare quando le scarpe glielo permettono! E diffidate da scarpe troppo “economiche” perchè la qualità e la salute dei vostri piedi hanno il loro prezzo, giusto; le ditte di qualità non sono molte, le migliori lavorano tuttora i loro prodotti in maniera artigianale secondo metodi tramandati e frutto di esperienza e conoscenza dell’uso dei professionisti del settore.

Buone marche possono essere, oltre alle Artefyl, che rifornisce i ballerini del Mosaico Danza asd, anche Senovilla, Gallardo, Menkes, Begoña Cervera…

Scarpe da Flamenco Artefyl

foto scarpe flamenco artefyl

Il sito Artefyl scarpe da flamenco

Artefyl è una delle fabbriche che si trovano in Spagna con la migliore produzione di questi anni. Si tratta di artigianato in grado di soddisfare uno standard di alto livello qualitativo.

Producono solo scarpe di categoria professionale con suola in cuoio cucita a mano; grande scelta di modelli tra colore, pellami, tacchi e cinturini, combinabili a piacere fra l’altro con l’aiuto di un simulatore sul loro sito.

Disponibilità e attenzione verso il cliente cinque stelle.

Show room e vendita in Madrid, Calle Duque de Fernán Núñez 5, praticamente di fronte alla famosa scuola di baile Amor de Diós, fermata metropolitana Anton Martín.

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Corso di cante flamenco a Milano con Jeromo Segura https://flamencomilano.it/corso-di-cante-flamenco-a-milano-con-jeromo-segura/ Tue, 22 Nov 2016 17:02:12 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3637 Jeromo Segura a Milano dal 26 gennaio 2017 Jeromo Segura è una stella brillante nel panorama del cante flamenco di oggi e degli ultimi anni, affermato nella sua lunga esperienza di accompagnamento al baile...

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FacebooktwitterredditpinterestlinkedinmailJeromo Segura a Milano dal 26 gennaio 2017

Jeromo Segura è una stella brillante nel panorama del cante flamenco di oggi e degli ultimi anni, affermato nella sua lunga esperienza di accompagnamento al baile e di cante solistico. Vincitore di molti prestigiosi premi, fra i quali spicca la Lampara Minera, conquistata al Festival de Cante de Las Minas de La Union nel 2013, Jeromo ha al suo attivo una grande conoscenza di cantes quasi dimenticati, della sua regione natale, Huelva e della sua “patria di adozione” la zona de La Union, in provincia di Murcia, culla dei canti legati alla tradizione mineriaria.
Nonostante il suo livello artistico potrebbe conferirgli il diritto di guardare dall’alto in basso noi stranieri, Jeromo invece è sempre carino, disponibile e molto simpatico, ed è una fortuna incredibile averlo con noi.
La gente lo adora e lui ha sempre una parola simpatica e un gesto di incoraggiamento con tutti. Farà una settimana intera di lezioni di cante specialmente dedicate a chi balla, e in generale a chi ama il flamenco, in modo che possiamo apprezzare meglio questa meravigliosa forma d’arte imparando ad ascoltarne più profondamente il cuore.
Chi lo conosce lo adora. Sia professionalmente che umanamente. Averlo con noi a Milano è un lusso e un onore!

A fine gennaio… al Mosaico Danza in Via Passeroni 6 a Milano una settimana intera con il grande cante flamenco!
Jeromo Segura ti aspettiamo per il curso <3 <3 <3 <3 <3 <3 Per info e prenotazioni: 3396173388 [email protected] In questo video, vedi Jeromo Segura mentre insegna cante agli allievi della Fundacion Cristina Heeren di Siviglia Facebooktwitterlinkedinrssyoutube

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Flamenco che passione https://flamencomilano.it/flamenco-che-passione/ Fri, 11 Nov 2016 19:35:01 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3634 Perché ballare flamenco appassiona così tanto chi lo fa? – Esprime parti di noi che non è facile contattare con altri mezzi. -Le musiche in commercio non sono nate per la danza, e quindi non...

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Perché ballare flamenco appassiona così tanto chi lo fa?

espressività nel flamenco

L’espressività nel flamenco

– Esprime parti di noi che non è facile contattare con altri mezzi.
-Le musiche in commercio non sono nate per la danza, e quindi non hanno la struttura che sarebbe corretta per il baile. Occorre la musica dal vivo perché la relazione corpo-suono nel flamenco è fondamentale. Ed è meraviglioso ballare con i musicisti!
– E’ qualcosa che non si fa da soli, ma che richiede insistentemente la presenza di altre persone, quanto meno di chi suona, chi canta e chi tiene il tempo. La dimensione umana del sentirsi parte di un gruppo è assolutamente terapeutica, e crea un senso di vitalità, benessere e commozione (con-muovere, muovere gli animi insieme!) che fa stare molto bene.
– Quando si balla non si pensa, si è solo presenti a se stessi ed alla situazione, come nella meditazione. Ci obbliga quindi a scollegarci da tutto e ci porta in una dimensione in cui i problemi vengono accantonati e ci si “limita a… vivere”!
– Attenzione: il flamenco diventa facilmente una specie di droga. E pesante, pure! Chiedete ai vostri amici sul palco e vi confermeranno che crea dipendenza. Irresistibile la tentazione di provare a ripetere qualche passo aspettando un amico davanti al suo portone, o di dare musicalità al ticchettio dei nostri passi, o di muovere le mani e battere le palmas quando, al volante della nostra auto, siamo in attesa al semaforo…
Che provi a negare di farlo chi balla Flamenco!

Allieve di flamenco

Allieve flamenco dipendenti!

La coreografia viene rivista a casa (chi vive con un ballerino di flamenco lo sa…) su cellulari, videocamere, spedita su caselle email, pubblicata su apposite pagine facebook, condivisa su dropbox, su whatsapp… Per impararla bisogna ripetere ogni passaggio moltissime volte e così, pian piano, il flamenco si insinua nella vita quotidiana. Si comincia timidamente, in coda in farmacia o aspettando l’autobus, facendo i passi piccoli piccoli. Quanto più la data fatidica si avvicina, tanto più si diventa spudorati, e si ripetono i passi al lavoro durante la pausa pranzo, fra gli sguardi attoniti (ma anche un po’ invidiosi) dei colleghi. C’è persino chi li prova durante i sogni (chissà se i passi sono quelli giusti?).

Gli amici, i fidanzati, i familiari, non capiscono come caspita si debbano dedicare ad una passione tutti i momenti liberi. Chi balla lo sa 😉Facebooktwitterlinkedinrssyoutube

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dove siamo e contatti https://flamencomilano.it/dove-siamo/ Sun, 12 Jul 2015 02:52:06 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3585 Il Mosaico Danza Asd è a Milano su due sedi segreteria generale: [email protected] tel: 0258317962 sito: ilmosaicodanza.com  Sede Via Passeroni 6 Milano 3396173388 Sede Via Pomezia 12 Milano 0258317962

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Il Mosaico Danza Asd è a Milano su due sedi

segreteria generale: [email protected]
tel: 0258317962

sito: ilmosaicodanza.com 

Sede Via Passeroni 6 Milano
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Pedagogia https://flamencomilano.it/pedagogia/ Sat, 11 Jul 2015 23:49:09 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3538 Il metodo di insegnamento di Sabina Todaro Le lezioni di baile del Mosaico Danza Asd di Milano sono sostenute da una particolarissima pedagogia che crea un clima sereno e collaborativo che favorisce il piacere dell’apprendimento,...

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Sabina Todaro creatrice della pedagogia del flamenco del Mosaico di Milano

Sabina Todaro creatrice della pedagogia del flamenco del Mosaico di Milano

Il metodo di insegnamento di Sabina Todaro

Le lezioni di baile del Mosaico Danza Asd di Milano sono sostenute da una particolarissima pedagogia che crea un clima sereno e collaborativo che favorisce il piacere dell’apprendimento, e si basano su esercizi ideati da Sabina Todaro, che insegnano ad usare il corpo rispettando i principi dell’anatomia e soprattutto della neurologia, aiutando a sviluppare una danza che sia spontanea e naturale anziché artificiosa e formale. Si favorisce in tal modo l’espressione delle emozioni, curando al tempo stesso la personalità ed i gusti dell’allievo, aiutandolo ad essere se stesso.

Il flamenco non ha una pedagogia tradizionale. Viene imparato solitamente attraverso la ripetizione di sequenze e l’esercizio ritmico. Non si pensa che sia importante che l’allievo capisca, ma più che altro che esegua, e che lo faccia al meglio possibile.

L’ampia libertà di movimento, la forza e tutto il lavoro ritmico tipici del flamenco richiedono un corpo allenato, articolazioni flessibili e una muscolatura pronta. Un lavoro di riallineamento posturale e l’uso di tecniche respiratorie sono imprescindibili nel training, soprattutto qualora ci si ritrovi tutto il resto della settimana, al di fuori delle lezioni, seduti davanti ad una scrivania, cosa che avviene nella maggioranza dei casi. Equilibrio, precisione e fluidità sono qualità che occorre conquistare (e mantenere) giorno per giorno.
Inoltre, mettere in scena il flamenco implica una presenza forte da parte di chi danza. Un lavoro teatrale di sostegno, che aiuti il danzatore a “reggere” il personaggio, è fondamentale e quasi sempre trascurato.
Quando il corpo utilizza i meccanismi naturali del movimento, l’apprendimento è più rapido ed efficace, si acquisisce una postura radicalmente migliore, evitando l’insorgenza  di dolori: ascoltare anziché controllare.
Seguendo un lavoro posturale e dinamico rispettoso di Madre Natura l’allievo impara per prima cosa a non diventare la copia dell’insegnante, potendo così ricercare il proprio stile personale in linea con la tradizione, con la presenza nel corpo e nel movimento: al saggio di fine anno si può verificare quanto ogni danzatore si muova in maniera personale, differente dagli altri, come i colori di un arcobaleno.
Lavorando sul Flamenco, ma in generale su qualunque forma di espressione artistica non si può prescindere dall’essere autentici. Che cosa significa? Essere fedeli a noi stessi, non mettersi maschere che possano falsificare la nostra essenza, che possano nasconderci. Spesso quando si tratta di arte ci si nasconde dietro una maschera efficace quanto subdola proprio perché necessariamente accettata come strumento: la tecnica.
E’ chiaro che senza la tecnica risulta difficile approcciare una forma d’arte specifica, ma la tecnica deve essere un punto di partenza, non certamente un punto d’arrivo!

Se il prodotto artistico segue tutti i canoni della tecnica ma non porta con sé contenuti umani non comunica nulla, e quindi rimane ciò che è: tecnica. Anteporre la tecnica all’arte significa
spersonalizzare il prodotto, farlo diventare catena di montaggio. Se intendiamo ballare o suonare Flamenco, la nostra forma d’arte muore prima di nascere se pensiamo di presentare in primo luogo la tecnica.

Le lezioni sono sostenute dalla collaborazione con i musicisti, che portano la loro esperienza artistica al servizio degli allievi intervenendo attivamente nelle spiegazioni:
– Francesco Perrotta alle percussioni, per il lavoro sullo sblocco delle emozioni e sull’affrontare il ritmo nella spontaneità e nel gioco.
– Antonio Porro alla chitarra, con preziosi consigli e consulenze teoriche musicali che rendono più accessibile la comprensione dell’apparato ritmico e melodico del flamenco. Gli allievi vengono condotti a far pace con il ritmo, anche quando sembra che non ci sia più nulla da fare e che sia ormai guerra aperta!Facebooktwitterlinkedinrssyoutube

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Scegliere la scuola https://flamencomilano.it/scegliere-la-scuola/ Sat, 11 Jul 2015 21:19:04 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3514 Uno studio che durerà anni ma che ci riempirà la vita! Il flamenco è una danza complessa da un punto di vista fisico e molto articolata per quanto riguarda la relazione con la musica...

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Uno studio che durerà anni ma che ci riempirà la vita!

L'entusiasmo degli allievi principianti di flamenco al saggio

L’entusiasmo degli allievi principianti del Mosaico Danza di flamenco al saggio- Teatro Ringhiera a Milano

Il flamenco è una danza complessa da un punto di vista fisico e molto articolata per quanto riguarda la relazione con la musica e la cultura di riferimento.

Noi vi consigliamo i corsi del Mosaico Danza Asd: si tengono tutti i giorni, su due sedi, Via Passeroni 6 e Via Pomezia.
[email protected]
0258317962

Imparare a ballarlo implica un percorso di apprendimento lungo e questo deve essere chiaro fin dall’inizio: se entrate in una scuola e vi fanno capire che in breve tempo sarete dei ballerini di buon livello… be’ qualcosa non va. Il primo consiglio è sempre quello di chiedere di ammettervi ad una lezione di prova: non iscrivetevi ad un corso, senza averlo sperimentato su di voi!

Cominciamo ad osservare i vari aspetti del baile, che si devono imparare, a partire dal lavoro corporeo per passare alle nozioni teoriche:

– i movimenti di questo ballo sono energici e vigorosi, ma mai rigidi, per cui richiedono un corpo allenato, articolazioni flessibili e una muscolatura pronta. Fate attenzione a questo aspetto nel valutare la vostra scelta: se la lezione non è sostenuta da un lavoro corporeo fatevi qualche domanda! Forse allenare il corpo è meno divertente che ballare, ma muoversi senza saper usare il proprio corpo sarebbe come guidare la Ferrari senza avere idea di come mettere la prima.

– il corpo del bailaor, il danzatore, è molto allungato e la sua postura è aperta, le spalle sono larghe anche per permettere alle braccia quell’ampia libertà di movimento che le rende tanto espressive. Un lavoro di riallineamento posturale è imprescindibile.

– per poter effettuare il zapateo, la produzione di suoni con i piedi, occorre avere equilibrio, cioè essere in grado di controllare lo spostamento del proprio peso da una gamba all’altra con grande precisione, altrimenti si cadrà da un piede all’altro e i suoni saranno quanto meno imprecisi se non del tutto casuali. Esercizi che aiutino ad acquistare equilibrio e consapevolezza delle proprie gambe sono basilari.

– il ritmo è fondamentale: il compás, la frase ritmica, è alla base di qualsiasi movimento e quindi ancor più di qualsiasi suono. Una buona scuola deve dare all’allievo gli strumenti per assorbire la ritmica e capirla in profondità.

– la danza è un po’ la “sorella povera” del flamenco, l’espressione più conosciuta all’estero e più fruibile dagli spettatori anche inesperti, ma il cuore è la voce, il cante. Il bravo bailaor è qualcuno che per prima cosa ama ascoltare il cantaor mentre sta ballando. In una buona scuola ci deve essere un incontro con il cante, magari dal vivo è difficile averlo visto che in Italia i cantaores sono davvero una rarità, ma almeno se balliamo una coreografia il nostro insegnante ce ne deve far ascoltare le letras, strofe cantate, su varie registrazioni e magari aiutarci a capirne la melodia (qualche insegnante si lancia coraggiosamente a cantare durante le lezioni, pur sapendo che la differenza fra chi canta in questo modo e un cantaor è più o meno quella fra un allievo alla prima lezione di guida e Shumacher: per quanto approssimativo possa essere il tentativo di cantare, ci aiuterà a familiarizzare con le letras).

– La chitarra è l’altra parte dell’anima: non si può ballare senza ascoltare la chitarra, quindi se trovate una scuola in cui le lezioni siano accompagnate almeno periodicamente dalla chitarra dal vivo, sarà meglio (a volte questo non è possibile non per cattiva volontà da parte dell’insegnante di danza ma per la poca disponibilità di buoni chitarristi flamenchi su ampie aree del territorio italiano).

– la cultura del flamenco è fatta di ascolto e studio a casa propria di dischi e video, ma soprattutto di frequentazione della Spagna, di conoscenza della lingua spagnola, di esperienza diretta, di aver visto spettacoli e concerti, di aver trascorso ore seduti ad ascoltare nei festival andalusi. Un insegnante che non ha un simile background… facciamoci di nuovo la domanda. Siamo a Milano, ma oggi viaggiare non è difficile!

– last but not least, nella scelta sarà fondamentale che l’insegnante ci sia simpatico, che il posto ci piaccia e che ci piaccia soprattutto intraprendere il percorso: gli anni di studio saranno tanti, ricordiamocelo, e sarà lo studio stesso a darci piacere e gioia. Se pensiamo solo di studiare per diventare in breve un ballerino famoso ma andare a scuola ci fa venire mal di pancia… forse sarà meglio considerare di sceglierci un altro hobby!Facebooktwitterlinkedinrssyoutube

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Una danza che esprime se stessi https://flamencomilano.it/una-danza-che-esprime-se-stessi/ Sat, 04 Jul 2015 11:16:37 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3494 Una piccola riflessione sulla storia C’era una volta un bailaor, cresciuto a Siviglia da famiglia emigrata dall’Estremadura, titolare per oltre 50 anni di una delle più amate e stimate scuole di baile flamenco della...

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Una piccola riflessione sulla storia

Il bailaor flamenco Enrique El Cojo

Il bailaor flamenco Enrique El Cojo

C’era una volta un bailaor, cresciuto a Siviglia da famiglia emigrata dall’Estremadura, titolare per oltre 50 anni di una delle più amate e stimate scuole di baile flamenco della storia.

Si chiamava Enrique Jiménez Mendoza, esaltava in sé e nei suoi allievi la crescita di uno stile personale, e mandava fortemente il messaggio di essere orgogliosi di sé, di credere nelle proprie potenzialità e di svilupparle. Il suo soprannome era Enrique el Cojo, lo zoppo. Perché Enrique zoppo lo era davvero: soffrì di una paralisi infantile che aveva seriamente compromesso la crescita del suo scheletro. Ne risultò una deformità fisica, una gamba più corta e uno sviluppo asimmetrico dell’ossatura. Ma questo non gli impedì di diventare un grande ballerino e maestro.

Enrique el Cojo diceva: “El baile sale de lo profundo de uno, y da lo mismo dónde se exprese, porque su expresión es válida siempre que uno lo deje brotar” (Il baile esce dalle profondità di una persona, e fa lo stesso in che modo si esprima, poiché la sua espressione è valida, sempre che il soggetto la lasci germogliare).

Il flamenco come esplorazione delle emozioni: tutte, tranne una (o forse due). Le lezioni del Mosaico Danza di Milano scritto da Silvia Volponi

Esprimere se stessi ballando flamenco

Esprimere se stessi ballando flamenco

Se da bambina mi avessero chiesto cosa volevo fare da grande, avrei sicuramente risposto “l’elettricista” prima che “la ballerina”. Da sempre interessata più alla scienza che all’espressione artistica, che ci faccio alla soglia del mezzo secolo a ballare flamenco appena posso e ripetere i passi ad ogni occasione? Lo confesso, pure in ascensore o sotto la scrivania, mentre cucino… Che ossessione!

Tutto è cominciato sei anni fa. Era un periodo molto difficile della mia vita, eventi personali mi avevano duramente colpita e destabilizzata. Un’amica mi ha proposto di ballare flamenco, in un luogo così particolare che… “Non si può spiegare, è da provare”. Sono andata al Mosaico ed è stata un’illuminazione. Tra un passo e l’altro, Sabina ci ha voluto rendere partecipi del suo modo di intendere il flamenco: “Il flamenco esplora tutte le emozioni dell’animo umano, anzi tutte tranne una: la depressione”. Ho sentito subito di essere a casa.

Ogni “palo” flamenco corrisponde ad una emozione umana. Si può provare forza, dolore, serenità, solitudine, gioia, serietà, esplorare le sfumature emozionali di tutte le situazioni in cui la vita ci conduce, viverle nella loro pienezza, belle o brutte che siano, ma mai e poi mai ci si arrende! Si sta sempre “toste”, con i muscoli del centro del corpo ben saldi, la testa pronta e l’anima pure, accettando con fermezza quel che arriva, disponibili ad affrontare le avversità come a goderci i momenti felici, sempre consapevoli che alla fine la vita è un gioco e quello che conta è il momento presente.

Questo è ballare flamenco: comunicare forza vitale. La postura nasce da un unico punto di forza fisica, posizionato nel primo chakra, quello della forza creativa e riproduttiva. Chi si pone con questo atteggiamento di fronte agli altri e agli eventi, non può che esprimere in un linguaggio diretto e universale come il baile, una profonda stabilità e vitalità, naturale e libera da ogni falsità o superficialità.

Ballare flamenco significa presenza: bisogna avere il coraggio di esserci e di mostrarsi per quello che si è e che si vuole. “E’ la timidezza la seconda delle emozioni che il flamenco non esprime”. O meglio: che il flamenco fa a pezzettini! Se voglio occupare questo spazio, occupo lo spazio e basta, allargo le braccia, mi prendo l’aria, la stanza, il teatro, l’universo, me lo godo e lo rimando fuori fino ai confini del mondo, senza paura, senza giudicarmi e giudicare. Non faccio movimenti ampi per esprimere una bella forma: lo faccio per godermi la musica e il canto, per prendere e dare energia.

Tutto questo al Mosaico lo si fa “insieme”. Ciascuno con la sua personalità e la sua storia, veniamo da luoghi e culture diverse, da generazioni diverse, ma siamo insieme nella voglia di vivere, adesso, pienamente e consapevolmente. Quando parte il quejío portiamo il centro del mondo dentro di noi, viaggiamo sulle note del cante e sul ritmo del compás, ne diventiamo parte, ci giochiamo il tutto per tutto. E dopo il baile, portiamo a casa con noi l’energia, l’armonia, la gioia di vivere, il divertimento, il senso della nostra presenza qui e ora.Facebooktwitterlinkedinrssyoutube

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